Per una resilienza delle ONLUS

Le ONLUS, che operano nel settore socio-sanitario, ed in particolare in quello delle residenze sanitarie per anziani, sono ormai entrate in una profonda crisi economico-finanziaria, anche a causa della pandemia Covid-19, che – si crede – porterà ad adottare nuovi approcci sulla sua gestione, rispetto a quanto diffusamente avvenuto sino ad oggi. I costi di gestione, infatti, aumentano sempre più e, nel contempo, stanno diminuendo sensibilmente le entrate dipendenti dalle rette, anche in ragione della crisi economica che sta colpendo numerose famiglie e persone. Inoltre, in un contesto di crisi economica generale, un aumento delle rette e dei finanziamenti pubblici risulta, almeno nel breve-medio termine, difficilmente percorribile. In questo quadro economicamente sfavorevole, peraltro, la richiesta di assistenza residenziale (domanda assistenziale) si fa sempre più pressante, e, allo stesso tempo, sono sorte nuove esigenze, che rendono molte strutture attuali (offerta assistenziale) inadeguate a proseguire nelle attività così come sono strutturate, senza significative modificazioni nella loro organizzazione. In particolare, è emersa la necessità:

  • di assicurare un elevatissimo standard di sicurezza epidemiologica, sia con riferimento ai contagi provenienti dall’esterno (nuovi ingressi, personale, visitatori e soggetti terzi), sia con la sua diffusione intramuraria;
  • di dotarsi di nuove strutture organizzative e professionali capaci di adeguarsi velocemente ed efficacemente alle indicazioni normative, nonché di far fronte alle diffusioni di eventuali malattie infettive;
  • di essere dotati di personale sempre più istruito e specializzato;
  • di una governance sempre più professionale e professionalmente strutturata;
  • di far fronte alle sempre maggiori responsabilità, anche di natura penale, nella gestione delle ONLUS;
  • di ristrutturare gli ambienti comuni e le stesse residenze. In sintesi, l’attuale contesto ha fatto emergere l’esigenza di adottare una gestione sempre più professionale e basata su un’economia di scala, specialmente per quelle strutture che sono fortemente localizzate e non sono sensibilmente collegate a più ampie organizzazioni per ciò stesso economicamente capaci di agire ad ampio raggio e, quindi, su più fronti territoriali.

Le ONLUS svolgono e svolgeranno sempre più, in ragione dello sviluppo anagrafico e della configurazione della società attuale, un ruolo fondamentale nel tessuto sociale verso le persone anziane, sia sotto il profilo socio-sanitario che, in senso ampio, assistenziale. Proprio per questo, il momento di crisi deve, tuttavia, portare a ripensare, senza stravolgere, la funzione delle ONLUS, in modo da preservare e consolidare le finalità istituzionali delle stesse nel medio-lungo periodo, adattando le loro strutture organizzative e funzionali al mutato contesto economico ed alle nuove sfide sociali. La diffusa difficoltà in atto non solo spinge a rinnovare la funzione e l’attività delle ONLUS, ma anche a dover far ciò in maniera tempestiva, così da evitare il più possibile la chiusura o il ridimensionamento di ONLUS in difficoltà economiche, con inevitabili ricadute negative sia in termini di servizi sia in termini occupazionali.

Nella lunga esperienza che abbiamo maturato nel settore, quali consulenti legali e advisor nelle operazioni di compravendita di RSA e nella riorganizzazione manageriale delle ONLUS sociosanitarie, abbiamo riscontrato gravi carenze in ordine alle strategie aziendali spesso trascurate del Management (salvo rare eccezioni). Una delle principali cause è rappresentata dalla mancanza di professionalità e inesperienza manageriale: la governance della ONLUS è infatti composta da soggetti dotati certamente di buona volontà, ma spesso privi di qualsivoglia esperienza imprenditoriale e sostanzialmente privi di un’adeguata capacità di prevedere gli effetti economici che – nel medio/lungo termine – determinate inerzie o gestioni statiche possono avere sull’efficienza e, in definitiva, sulla sopravvivenza della stessa ONLUS. Ciò rende l’operato della governance di molte ONLUS gravemente insufficiente tanto nella strategia quanto nella capacità di far fronte alle repentine mutazioni di mercato.

Uno dei più frequenti errori riscontrati è l’assenza di un piano industriale a breve-medio termine che dovrebbe prevedere gli obiettivi di crescita e di stabilità della ONLUS. Il piano industriale, infatti, dovrebbe definire le interazioni strategiche del management relative alle strategie competitive dell’azienda, le azioni da realizzare per il raggiungimento degli obiettivi strategici, nonché l’evoluzione dei risultati attesi. La redazione del piano industriale contribuisce a migliorare la qualità delle intenzioni strategiche del management e a indirizzare le successive azioni realizzative migliorando, in ultima analisi, le performance aziendali. È evidente che l’assenza di un piano industriale trascura le più importanti azioni strategiche aziendali, quali ad esempio:

  • il piano di fund raising;
  • il piano di incremento dell’area dei ricavi in rapporto al dimensionamento della struttura (non va dimenticato, infatti, che soprattutto nei piccoli centri urbani è pressoché impossibile attuare una politica di aumento delle rette giornaliere a carico dei degenti);
  • il piano degli investimenti delle strutture (capex) sia per far fronte alla crescita del numero dei nuovi degenti, sia per l’adeguamento delle strutture stesse alle numerose normative vigenti (eventi sismici, antinfortunistica ecc.);
  • collaborazioni con gli stakeholders al fine di migliorare le economie di scala della ONLUS;
  • il piano di marketing volto a contrastare la concorrenza di strutture socio-sanitarie private ubicate sul territorio.

È facile comprendere, dunque, che la mancanza di un piano industriale limita in capo alla ONLUS le possibilità di crescita, ne compromette il piano occupazionale con gravi danni sia per i degenti, sia per i propri dipendenti e sovente va a comprometterne la solidità patrimoniale (crisi d’impresa).

I predetti fattori, assieme alle preoccupanti conseguenze della pandemia Covid-19, rischiano di provocare la chiusura di numerose strutture ONLUS socio-sanitarie, specialmente di quelle radicate da molto tempo in numerose realtà territoriali italiane. Tra i principali effetti rilevabili nei bilanci chiusi nel 2020 di numerose ONLUS si possono annoverare:

  • l’accumulo di perdite che erodono il patrimonio sociale;
  • la crisi finanziaria (a causa anche del ricorso ai mezzi di terzi – affidamenti bancari e mutui ipotecari);
  • l’impossibilità di far fronte agli impegni finanziari verso i dipendenti e i fornitori;
  • la riduzione dei posti di lavoro e conseguente taglio sui costi dei servizi erogati ai degenti;
  • la revoca della convenzione ATS;
  • i problemi civili e penali in capo alla governance.

Con riferimento, in particolare, a quest’ultimo punto sono ben note e tragiche le “nuove responsabilità” derivanti dalla diffusione del virus tra gli ospiti, responsabilità penali e civili che sono destinate, almeno per i prossimi anni, a segnare significativamente molti degli attuali organi di gestione delle ONLUS e che impongono sempre più l’adozione urgente di modelli organizzativi capaci, se del caso, anche grazie ad economie di scala, di definire compiutamente i rischi e le misure di protezione da adottare per limitare ed affrontare efficacemente e tempestivamente i rischi di diffusione del Covid-19 all’interno delle stesse strutture.

Ma ciò presuppone non solamente la predisposizione di standard “normativi adeguati”, ma anche una “struttura adeguata”, sotto il profilo della sua configurazione architettonica e di impiantistica, nonché la presenza di personale qualificato e davvero capace di poter attuare le misure di prevenzione e di azione predisposte e, ove necessario, di suggerire loro modifiche, tenendo conto non solo della particolare realtà interna alla ONLUS, ma anche di quanto avviene intorno alla stessa ed alle esigenze dei familiari degli ospiti residenziali.

E ciò varrà sempre più, dove a fianco delle attività “tipicamente” proprie delle ONLUS, si svilupperanno sempre più – come sembra ormai inevitabile – all’interno delle ONLUS l’erogazione di prestazioni di servizi socio-sanitari rivolti anche alla comunità non residenziale.

Si è convinti che l’attuale crisi debba sensibilizzare i responsabili delle ONLUS che operano nel settore socio-sanitario ad intraprendere azioni coraggiose e tempestive.

A nostro parere occorre realizzare un intervento attraverso un team di professionisti specializzati nel settore sociosanitario in grado di diagnosticare tempestivamente la situazione economico finanziaria delle ONLUS e di suggerire alla governance delle stesse le azioni da intraprendere al fine di scongiurare una crisi irreversibile e di salvaguardare il patrimonio anche immobiliare. Gli strumenti per il raggiungimento di queste finalità ci sono e possono essere utilizzati nel totale rispetto delle finalità statutarie di questi enti che rappresentano un fondamentale ruolo nel nostro tessuto sociale

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